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ciò, anche rispetto al fisico, se da un lato cogli anni vien meno la forza che può tornare, necessaria a resistere agli aspetti delle sciagure, non è con gli anni che si viene in noi logorando il sentimento così per le cose prospere, come per le contrarie?

Non si creda che io abbia voluto con ciò contraddire alla opinione Dantesca, cui, come ho detto a principio, non ho altro inteso fuorchè di restringere quanto alla generalità. Perché, a vero dire, in opposizione alle cose finora dette a vantaggio della vecchiaia, molte altre possono allegarsi a pro della giovinezza. Quella esperienza stessa, a modo d’esempio, che rende meno nuovi all’arrivo de’ mali, non rende anche meno creduli ai rimedii onde possano rimanere sanati? Qual è per verità quel disastro, cui, dopo il primo sbalordimento, la giovanile confidenza non si creda abile a superare? Certo che al primo sopravvenire della sventura l’età in cui tutto è sentito più vivamente può gettarsi a qualche di sperata deliberazione da cui la vecchiaia saprebbe guardarsi; ma quando quel primo scontro sia vinto, e possa la mente affacciarsi alla vasta scena del mondo, brillante tuttavia di grate illusioni e di allettanti fantasmi, quanto non è facile il riprender lena, il rimettersi in cammino! Si crede il cattivo presente non altro che necessario tragitto a un felice avvenire. La vecchiaia all’incontro guardando innanzi a se vede una luce