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rentino? O non vi hanno piuttosto taluni, e forse non pochi dei miei lettori, ai quali sembra che si debba modificare siffatta sentenza, almeno almeno rispetto al suo essere generale?

Chi crede che la vecchiaia più ancora che la giovinezza atta sia a rimanere commossa e aggravata dalle sventure fonda senza dubbio la sua opinione sul vincolo strettissimo che hanno fra loro il fisico e il morale dell’uomo. Certo che in membra affralite dagli anni i consigli dell’animo non sogliono venire tanto forti e vivaci come in giovani membra; ma un tale scapito, che non può essere ragionevolmente negato, non si contrappesa dall’altro vantaggio notabilissimo che viene dall’esperienza? Le sensazioni, siano piacevoli, siano disgustose, hanno alcuni punti comuni che concorrono ad accrescere e sminuire l’intensità loro. Piacere e dolore tanto sono più efficaci, quanto più nuovi ed inaspettati, e ciò mi porta a conchiudere ch’ivi sia più squisito il sentimento del dolore ov’esso giugne più insolito e sconosciuto. Vi hanno forse eccezioni, ma sono pur poche di uomini ai quali i primi stadii della vita si aprono dinanzi sgombri affatto d’impedimenti e di spine; ma siccome la sentenza fulminata sul primo padre, di dover rompere una terra restía, e nutrirsi di un pane grondante sudore, comincia ad avere adempimento molto per tempo, così la vecchiaia non saprebbe coglierci inesperti di guai che assai raramente. Oltre a