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re d’educazione? Oh avessero questi infelici tanta vivacità nell’azione de’ loro organi da comporre versi sognando come usava Torquato Tasso, o mirabili contraddanze di diavoli come il Tartini! Ma perchè volere turbati anche i loro sogni? Non è meglio che non abbiano nemmeno sentore della propria destinazione, e rimanga ad essi uella contrastata e angosciosa loro vita il conforto del sonno? Egli è dormendo che cessa il bisogno di conoscere gli uomini, e di essere conosciati da loro: certo questa è una ragione di più perchè il sonno debba credersi ragionevolmente chiamato fratello alla morte.
III.
GIOVANI E VECCHI IN PROPOSITO DELLE SVENTURE.
Le sventure fanno impressione più profonda sull’anima dei giovani o dei vecchi? Ecco una questione la quale Dante (Inf. XXVI, 12) mostrò di aver definita.
Stimò egli pertanto che nell’andare degli anni, anziché ritemprarsi il petto dell’uomo per meglio resistere ai colpi della sventura, la tempera primitiva di quello si venga a mano a mano logorando e rendendo men salda. La pensano però tutti gli uomini alla maniera dell’esule fio-