Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/225

206


          Penso, risponde, alla città del regno
          Di Giudea antichissima regina,
          Che vinta or cade.....

ma le sue fantasie, non aiutate da veruna sorte di educazione, si vanno perdendo col fumo che vede sorgere poco lontano della capanna, ove lo aspetta la famigliuola impaziente di porsi a cenare. Fu vero e nobile pensiero di poeta filosofo il ritrarre il conquistatore terribile de’ nostri tempi, che dopo l’occaso della sua gloria, ponendosi a voler narrare sè stesso, si vede cader stanca la mano sopra le pagine eterne: ma quanto maggiore non sarebbe la difficoltà di chi avesse a narrare desiderii occulti, intime gioie e dolori, disegni nè manco abbozzati, che morirono presso che inavvertiti in quei petti medesimi, che li aveano prodotti! Quando un tale esclama: E anch’io son pittore, non porta egli di già nel proprio animo tutte le faville necessarie da un grande incendio? Ma che n’è di lai e del suo prodigioso entusiasmo, se non gli si presenti davanti gli occhi la tela da cui rimane avvertito della propria vocazione?

Mentre tutti gli uomini in generale mostrano da un lato di venerare chi mette fuori alcun che di nuovo, dall’altro si studiano di combattere quanto aiuterebbe la produzione di tali novità. Dominati dall’abitudine, pregni la mente ed il cuore di reminiscenze, presumono che chi si met-