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questi naturali nocenti, appunto per le querele che da molti si fanno della poca sincerità che ci ha a questo mondo. Se tutti fossero tartufi ad un modo, ossia se tutti dessero ragionevole motivo a querelarci, chi vorrebbe guardarsi? E dato pure che anche il deplorare la malvagità dei tempi sia una delle varie guise a colorire le proprie, ciò non può farsi che posto un numero di persone le quali da sì fatti lamenti possano rimanere ingannate. Ma, conceduto che non tutti siano tartufi quelli che abitano la terra, è egli per questo dimostrato che sia meno grande ed universale la difficoltà di convenientemente giudicare dell’indole delle persone? Ecco qui una domanda che darà soggetto al presente discorso. E forse che leggendolo non manchi chi voglia indovinare tale o tale altra cagione che ci abbia indotti a scriverlo, e sarà questa una nuova prova della difficoltà che ci ha di conoscere le vere intenzioni onde sono gli uomini condotti ad operare.
Primieramente quanti non sono gli uomini ai quali tocca di battere una strada che non è la loro? Tizio avrebbe spalle da toga, e gli conviene invece mettersi ad armacollo una simitarra; Caio sarebbe a meraviglia riuscito nei calcoli, gli conviene invece trinciar capriole. Il mondo su questo conto è sempre andato ad un modo: forse anche questi traslocamenti sono necessarii a comporre quelle mirabili dissonanze, da cui procede la piena armonia che rende alle orec-