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marico vedendosi mancante di quelle soprabbondanti agiatezze. A Sofronia all’incontro da noia quel tanto di ricco e fastoso de’ proprii arredi che la renda involontario eccitamento a inutili e spesso nocevoli desiderii nelle compagne. Il concetto che si è guadagnato Maurizio lo adopera a mettere in chiaro le primaticcie virtù dei giovani che promettono bene dei fatti loro; a Trebazio più che altro piace di potere, dirò quasi, schiacciare col peso della propria autorità qualunque buona argomentazione gli venga opposta. La fama è per ambidue una spada, che il primo presenta per l’elsa a chi ne ha bisogno, perchè vi si possa tenere afferrato; e il secondo dirizza sempre per la punta al petto delle persone in cui si abbatte, per farsi dare il passo senza contrasto.

Lungi pertanto dal dire che uno sia nato per comandare e un altro per obbedire, si potrebbe, prendendo la frase con discrezione, dire invece altri esser nato per soffrire, altri per far soffrire. Si soffre comandando, si fa soffrire servendo. Talvolta chi siede in trono, ed ha viscere di misericordia, patisce; e all’incontro uno spirito torbido, e un talento malvagio rimane indifferente, o si allegra al danno che gli è conceduto apportare a chi gli sovrasta. Molti detti conosciutissimi del seguente tenore: tutti, qual più qual meno, vogliamo comandare: chiunque può esser primo non rimane secondo ec. non indeboliscono punto quanto s’è da noi notato finora,