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prio rimane da ciò mortalmpnte ferito, presentandoglisi davanti la meta ad ogni ora, e rimanendo ad ogni ora convinto della propria inabilità ad arrivarla. Forse che questa verità veduta a mezzo, traverso un velo, solamente di fianco, o che altro dir si voglia, sia stalo il principale eccitamento per molti a gettarsi senza badar più che tanto nella voragine sterminata dello scetticismo. Per non acconciarsi ad essere costretti a dubitare qualche volta e di qualche cosa, si contentano di dubitar sempre e di tutto, come ho udito farsi da taluno troppo dedito al vino, che per non manifestarsi fuori del senno a certe ore, attesa la gozzoviglia in cui si era immerso, vi stava sepolto dalla mattina alla sera, studiandosi che paresse in lui non più che effetto d’infelice natura ciocchè in altri si ha per nauseosa singolarità di abusale vivande.
E per altra parte si ha egli a rinnegare l’esercizio della propria ragione, o presumere in sè stessi tanta tranquillità di giudizio da saper dire: oggi il cervello non mi regge, e quindi non mi fo a ragionare? Ella è pur questa la sola via che rimanga a chi non voglia trovarsi ad ogni poco alle prese col dubbio. La stampa di una verità compresa quando che fosse, e prego i miei lettori di prendere la similitudine con qualche discrezione, bisognerebbe serbarla nella memoria a quella maniera che siamo solili ritenere la fisonomia di persona di cui non ricordiamo il nome. Al rivedere