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senza anticipate opinioni, si accorgerà di leggieri essere questa la divisione più generale che possa farsi degli individui che la compongono.

Poste queste due generali categorie, vedete a capo d’una il despota e il conquistatore: il primo sempre tremante che sia smossa una ancor che menoma pietruzza dell’edifizio della sua feroce dominazione; il secondo sempre avido di nuove aggiunte al proprio impero, sempre disposto a rosicchiare alcun poco del patrimonio dei suoi confinanti, se pure non gli succeda di poterlo divorare del tutto, simile alla lupa Dantesca ch’è carca di voglie nella propria magrezza,

          E dopo il pasto ha più fame che pria.

A capo dell’altra stanno per lo contrario i buoni e intelligenti monarchi, pei quali è giorno perduto quello in cui non poterono operare alcun che in favore dei loro vassalli: le sofferenze degli uomini in generale pesano sul loro cuore e ne rendono ineguali le pulsazioni, le disgrazie che arrivano ai paesi per essi governati gli trafiggono di più sollecita e più profonda ferita. Quando basta al vassallo una fortuna individuale a renderlo consolato, il monarca non sa essere compiutamente felice finchè sappia che un solo fra le migliaia di uomini affidate alle sue cure non ha souni tranquilli, e cibo conveniente a’proprii bisogni. Continuando in un tale esame vedrebbesi per un lato ministri e potenti d’ogni ordine che anelano a