Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/213


201

C’è ancora di più. Vi è egli mai tocco di vedere talano che, quantunque barcollando, pure da sè solo reggevasi in piedi, e che, essendogli porto da qualche malaccorto il braccio per soccorso, senza più stramazzo? Questo appunto è ciò che veggo farsi molte volte da molti coi loro aiuti dati fuori di stagione e di modo. A chi avrebbe bisogno di savi consigli schiudono la borsa; chi patisce difetto di denaro riceve conforto d’infruttuose parole. Che ne accade? Che da siffatto soccorso si fa più certa e più misera la rovina. Mi ricordo aver letto un detto molto arguto del Tasso, cui un cortigiano, che non gli si cra mostrato punto favorevole, porse il braccio allo scendere di una scala. Cosi, disse il cortigiano, non direte più, il mio Torquato, che io mai non vi aiuti. E Torquato: Sì, mi aiutate; ma per discendere. Oh questi che vi danno aita a discendere sono pure molti! L’opere di costoro vogliono esser anch’esse annoverate tra quelle che peccano di soperchio. Soperchia è la ragione che date a Bastiano, dopo quella che gli è data da tutto il mondo. Sapete che fanno a Bastiano le vostre parole? Lo gonfiano sempre più di collera verso colui da cui fu ingiustamente oltraggiato. Portate quelle vostre confortatrici parole all’orecchio di Leonzio, sepolto nell’avvilimento, e la cui santa ragione non è conosciuta da chicchessia. Oh! là si le vostre eloquenti diatribe saranno scusabili, e il soperchio