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a soqquadro, e fanno apparire gli oggetti tinti di un solo colore che non è proprio di nessuno in particolare, non basta un poco di squilibrio negli umori, una digestione non compiuta a dovere, un’alterazione qualunque nell’atmosfera, a vibrare o rilassare le nostre fibre, e quindi cagionare confusione, perplessità, lentezza nelle nostre idee e in tutto l’ordine de’ nostri discorsi? La mano che scorre sullo stromento è pur sempre la stessa, perchè non dirò che il scilocco e la tramontana operino sull’anima direttamente, ma le corde non rendono il solito suono, e quindi egli è indarno cercare armonia. Ben spesse volte potremmo dire a noi stessi, quando ci sembra che la nostra ragione offuscata da troppo spessi vapori esca in qualche sentenza bislacca e contraria a quanto si era da noi pensato per lo innanzi, ciò che l’accorta femminetta ebbe animo e ingegno di dire al Macedone: mi appello dalla sentenza del re preoccupato, al re stesso libero da preoccupazione.

Molto disgustosamente ci accade ancora talvolta di travedere, anzichè vedere, la verità, e mentre da un lato non abbiamo bastanti motivi per tenerci certi del fatto nostro, per l’altro una quasi larva di quello che cerchiamo ci si aggira per l’intelletto, e da noi inseguita, come i fuochi dei cimiterii, striscia, lingueggia, e non si lascia appressare. Credo sia questa la condizione più dolorosa della nostra mente, il nostro amor pro-