Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/204

192

le realtà disgustose, rifargli l’animo a quella forza e squisitezza, che ne’ contatti sociali si era andata a mano a mano rendendo meno squisita. Vive tra gli uomini, e ne studia i discorsi e le azioni, ma per farne paragone con quanto dice ed opera egli stesso. Contempla tutta intiera la natura sensibile che lo circonda, dagli astri che gemmano la volta celeste ai fiori che tappezzano lo strato dei campi, desiderando che tutto venga a riflettersi nel proprio cuore colla sua bella e grandiosa varietà ed abbondanza, L’agilità dell’uccello ne’ proprii pensieri, l’industria dell’ape ne’ proprii studii; trasparente come il ruscello la sua coscienza, immutabili come le stagioni le sue impromesse; quando tacito e riposato come la notte, quando vispo e pieno di profumi e di canti come l’aurora. Non tutto affondato come le valli, nè sempre scabro e saliente come le rupi. L’intenzione è nobile, e vorrei dire anche bella, ma come tenersi nel giusto mezzo?

Vediamo il fine d’ambidue. A Livio i frivoli pensieri vanno a dar di cozzo in alcun che di resistente ed insuperabile. A furia di passare di amico in amico urta finalmente nel protettore che lo conquide. Quando non ci fossero altre durezze, v’è la pietra del sepolcro a cui si frange ogni meglio condotto disegno. Ortensio per altra parte si costipa in sè stesso, si corruga tutto e contrae, perchè non gli scappi l’oggetto da cui fu tocco. Lo scopo è più lodevole, ma l’affanno non è mi-