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gli è scala a Sergio, e da Sergio spera passare a Prudenzio. La musica? Come s’è detto, ne prese qualche cognizione, perché gli serva a sofisticare cianciando; e poi chi non sa l’importanza che acquista talvolta un tenore, benchè mediocre, in un’accademia a cui manca per caso dal detto al fatto uno dei cantanti prestabiliti? Puoi andartene di questo passo giudicando i pensieri e le affezioni tutte di Livio; tutti cerchi che più sempre si allargano, e mai non ristanno dal loro moto se non trovano la riva resistente che li contenga.

Ortensio all’incontro è quel fiorellino, che tocco appena si corruga e rinchiude l’insetto che si era posto a beccarlo. Come in Livio tutto è dispersione, in Ortensio tutto è concentramento. Gli oggetti più disparati sono da esso piegati a coincidere sur un punto determinato. Il moto di Livio è sempre dal centro alla periferia, in Ortensio invece l’impulso parte dalla periferia e tende al centro. Nulla striscia inavvertito sopra le sue fibre mollissime e sommamente irritabili. Si avvinghia all’amico con una tenacità formidabile; bisogna pensare, parlare, vivere e morire con lui. Che sono le occupazioni più gravi della vita, se non hanno un’intima relazione coll’individuo che consacra ad esse il proprio tempo? Su questa scala medesima misura egli anche le più frivole, i passatempi d’ogni genere, i giuochi, gli scherzi. Le fiuzioni teatrali devono ristorarlo dal-