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qua. pigliava diletto di que’ cerchi che più sempre allargandosi venivano insensibilmente a svanire del tutto presso la riva. Ecco Livio, dissi fra me; non però sotto voce si fattamente che chi mi fosse stato da lato non avesse potuto udirmi, come si vedrà indi a poco. In questo un picciolo zufolamento mi fece girar l’occhio a un’altra parte, ove sorgevano alcune graziose pianticelle palustri portanti d’assai belli fioretti, in uno dei quali una mosca calatasi a beccare era rimasta imprigionata. Ecco Ortensio, soggiunsi. Che va costui borbottando? udii parlarmi una voce assai nota, quella di un mio vecchio amico. E tu, ripresi alla mia volta, volgendomi all’amico, che stai qui spiando le mie parole? Che relazione hanno di grazia, mi disse egli allora, il sassolino lanciato da quel putto nell’acqua, e la mosca andata ad incarcerarsi nel fiore, con que’ due nomni che hai testè ricordati? La relazione c’è benissimo, gli risposi, e se ti piace d’intrattenerti a colloquio con me pochi minuti, vedrò di far si che tu stesso entri uel mio parere.

Detto appena fummo in caminino. Hai dunque veduto, incominciai, le ruote fatte dall’acqua al cadere del sassolino? Non si vanno esse più sempre distendendo a più ampia periferia? Non ti sembra che il sassolino rispinga, come a dire, più sempre lontano da se l’impressione cagionata nell’acqua dalla sua caduta? Ed egli intanto