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II.


LA CERTEZZA.


Vi è mai accaduto di affacciarvi oggi col pensiero a quella sentenza, che ieri o l’altro sembravavi impossibile ad essere contraddetta, e trovare un’infinità di ma e di pure a ridirvi sopra? Vi fo questa domanda sicuro che dobbiate rispondermi di si, avendovi in concetto per un verso di sincerissimi, e per l’altro d’uomini capaci di veder nelle cose i molti lati che hanno, anche i meno appressabili ed apparenti. La sicurezza che dobbiate rispondermi affermativamente è in me nata da una non breve e non interrotta esperienza fatta sopra me stesso, e da un esame un po’ attento sugli scritti degli autori più coscienziosi, paragonando i tempi fra loro secondo ne suggerisce la critica giudiziosa. Al vedere come anche gli uomini meglio fondamentali vacillino ad ogni poco nelle loro opinioni e si ricredano, si è fatta minore la malinconia che mi aveva preso al sentirmi a quando a quando in lite con me medesimo.

Non deve sembrar strana questa debolezza del nostro intelletto, che non è senza dubbio la meno deplorabile delle sue malattie, quando si consideri da quante cose possiamo essere ritardali ne’ nostri giudizii. Lasciate da parte le passioni più gagliarde e solenni che mandano tutto