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vesse costarmi la vita; intenda che questo gli possa facilmente incontrare? Confesso che io non so credere ciò dell’uom temerario, si bene del coraggioso, il quale come si mette ad un impresa, in quanto essa impresa gli è comandata dalla propria coscienza, ba fatto rinunzia di tutti i beni, e della vita medesima, che di tutti pur sembra, ed è, per certi rispetti, il maggiore.

La subitaneità colla quale procede l’uom temerario non è indizio della sua avventataggine? Che ne sa egli di nulla che gli possa succedere? Arrestatelo alquanto nella sua furiosa spavalderia, ditegli un poco fratello mio caro, egli ti converrà tollerare questo e quest’altro, e riuscire da ultimo a brutto fine. Che ne avverrà dalla sua deliberazione? In rarissimi casi, e forse in que’ soli che la ragione abbia del tutto perduto il suo lume, vedrete rimanergli saldo il proponimento. Tutto al contrario ove trattasi dell’uom coraggioso; non v’è pericolo al quale non sappia di dover venire, non c’è dolore il quale non sia disposto di tollerare. Che decoro ci ha egli nella temerità? Che titolo ha dessa alla nostra stima? Stimeremmo il pazzo che si getta nel fiume per annegarsi? Sia riserbata la nostra stima a chi, sapendo di potersi annegare, spicca nulladimeno l’eroico salto, a salvare, se gli succede, il fratello che affoga.

La temerità, essendo passione più assai bestiale che umana, non ha durata; e come si accheti