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lato. Lavater ucciso sull’uscio di una capanna, difendendo il pudore di chi l’abitava dalla militare licenza, fece dimostrazione del vero coraggio, e contribui, per quanto si poteva e doveva da un uomo, al trionfo della giustizia sulla violenza. La temerità del soldato che l’uccise cagionò forse una misera gioia all’assassino, agevolando l’adempimento del brutale disegno; ma non tolse al martire dell’onestà di dare al mondo una solenne e fruttuosa lezione.

Non è dunque da dire, come costumasi ordinariamente, alle genti: non mettete il vostro coraggio in azioni non virtuose; ma dir loro invece ricordatevi che quello il quale si adopera in azioni malvagie non è coraggio. Fra chi niega di acconsentire ad una iniqua proferta, e chi gli tiene al collo il pugnale per far si ch’egli acconsenta, quale dei due e il coraggioso? Si potra forse opporre da taluno, che i pericoli coi quali deve lottare l’uom temerario danno un’apparenza poco meno che eroica alla sua impresa. Al che rispondo, che dei pericoli ch’egli affronta l’uom temerario non ha un giusto concetto, e in tanto appunto gli affronta, in quanto non gli conosce perfettamente. Credete che quando l’uom temerario si mette ad un atto iniquo, ne venga a quell’atto con deliberazione di soggiacere a quel di peggio gli accada, fosse pure la morte? O credete per altra parte, che quando dice: voglio giugnere a capo di tale o tale altra cosa, do-