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tollerabile. Sa di sale lo pane altrui, egli è vero; ma più che per altri per chi imparò ad esser grato. Le ingiuste pretensioni di chi benefica non vi danno ragione a credervi liberato dall’obbligo della gratitudine. Ma perchè considerarla un’obbligazione? Non vi accorgete ch’egli è questo un dono del ciclo, affinchè le dolcezze non siano tutte per quelli che possono beneficare.

Molte sono le specie di benefizii, e molte per conseguenza le specie di gratitudine. A nessuno è conceduto di poter dire: io non posso far nulla a pro del mio prossimo. E del pari nessuno può uscire con verità in quest’altro discorso: non ho modo a mostrarmi grato con chi mi fu generoso. Non faremo adesso quella lunga e stucchevole enumerazione di benefizii che tutti sanno e far possono da sé soli; noteremo all’incontro che chi ha in sé stesso il germe della gratitudine, e voglia tenerlo vivo e far che sempre più gli prosperi in cuore, deve tener l’occhio a molte cose che passano inavvertite tra gli nomini, in cui la tardità dell’ingegno procede dalla grossezza del cuore. Nascono alcune anime con si belle inclinazioni alla beneficenza, che non è parola, non sguardo che parta da loro in cui non si vegga vestigio di così nobile sentimento: tanto è per esse l’apparir loro infelice, quanto il guadagnarsi il loro rispetto e la loro affezione. Chi voglia per conseguenza esser loro grato quanto conviene, è d’uopo consideri come sappiano inibire a se medesime tutto ciò che