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tà possa starsene, come s’è detto, da se sola, il corredo della gentilezza le torna assai vantaggioso, per la subitezza onde viene a mostrarsi, e quasi dirò ad allettare all’esame di ciò che vi ha sotto a quella bella scorza o vernice. Un gran declamare si fa tutto giorno contro l’ingratitudine e con ragione; ma egli si vorrebbe dire alcuna cosa della ruvidezza onde molti compartono i beneficii. I maligni, che vorrebbero ficcar il naso da per tutto, son molti; ma ei buoni, che sembrano destinati a schiacciare il mondo col peso delle loro inflessibili e compatte virtù, sono pochi?

Sarebbe per ultimo da esaminare se la bontà e la gentilezza si abbiano a considerare quali naturali disposizioni dell’animo; e quanto possano essere migliorate dalla educazione e dall’esempio. Ambedue possono dirsi intrinsecate nella natura dell’uomo, sebbene possa sembrare che, più ancora della gentilezza, è da credere ragionevole questa opinione trattandosi della bontà. Certamente è forza confessare che la gentilezza, più ancora della bontà, si perfeziona dall’educazione e dall’esercizio, di che si ha la ragione in questo principalmente, che i principij nei quali come su propria base si fonda la bontà, sono più incommutabili ed universali che non quelli ai quali si appoggia la gentilezza. Il codice della bontà, ad essere compiuto, domanda un numero di leggi molto minore di quello si richiede a far