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grado di beatitudine. La bontà di questi cotali mi è molto simile alla onestà di quegli altri pei quali tanto vale essere onesto quanto non potere essere citato ai tribunali. Oh! dovrebbero pur ricordarsi come la saggia e prudente antichità volesse che a certe colpe non fosse assegnato verun gastigo, ed erano le più gravi; dichiarando con ciò non doversi credere possibili quelle colpe, o non avervi misura d’umani gastighi proporzionati a tanta dismisura d’umana malvagità.
Il vocabolo gentile viene anch’esso attribuito con poca ragionevolezza a certuni, de’ quali potrebbe dirsi che tutta la gentilezza si limiti alla cura delle vesti, e allo studio de’ passi e delle movenze. Se la gentilezza in ciò avesse a consistere, che altro significherebbe gentiluomo fuorchè ben vestito? Se non che mi potrà esser risposto, che anche il vocabolo galantuomo è usurpato a significare ben altro che uomo fornito di semplice galanteria. Mettiamo dunque da banda l’etimologie, e venghiamo alla sostanza racchiusa nelle parole.
Parmi che per bontà fosse da intendere l’abito di operare il bene, e per gentilezza l’abito di operarlo nel modo migliore. Sicchè, ove alla prima convenga il titolo di virtù, questa seconda si avesse a considerare non più che complemento di quella. La bontà insomma esser persona, non più che vesta la gentilezza; e quindi