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avesse neppur un solo di tali abitanti. Che contraddizione è ella questa? Apparente si, ma non sostanziale. Badateci un poco se volete conoscere Evasio, e troverete vero quanto abbiamo scritto finora in proposito di lui. Della singolare onestà di un tal uomo, sebbene sia egli che meglio di ogni altro in sè la comprende, non mancano esempi in più persone e in più luoghi.

Evasio ha sortito certa inclinazione alla furfanteria, che gli anni e le carezze della fortuna gli vennero più sempre alimentando nell’animo. Ma per altra parte fu dotato di una cotal coscienza timida e irresoluta, che sarebbe bastata, senza la inclinazione furfantina sopra notata, a tenerlo entro quei limiti di moderazione che fanno il più delle volte scambiare l’inerte e l’irresoluto per galantuomo. A principio Evasio non seppe avvertire all’indole della propria coscienza; e dopo il fatto restavangli le angosce di que’ rimorsi interni, di quel profondo disgusto, che sempre accompagnano, in chi non ha fatto il callo alla colpa, una cattiva azione. Quaudo un giorno gli balenò nella mente questo pensiero perchè non intendermela colla mia coscienza prima di operare checchessia? Fu questo il ritrovamento dell’ipotenusa. Vuole Evasio odiar Timoteo? Persuade prima a sè stesso che Timoteo sia odiabile. Gli occorre assassinare Fulgenzio? Persuade prima a sè stesso che l’assassinio di Fulgenzio altro non è che naturale difesa. Sicchè, a ridurre la cosa nei suoi termini,