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alcun che di maggiormente difettoso e ributtante della deformità naturale. C’è tutto il fastidio che cagiona la vista di un’impresa riuscita a vôto; una vera passione, un vero difetto sono nella gran tela delle relazioni sociali ciò che in una musica sapientemente condotta le dissonanze. Anche da queste si cava armonia. Ma le passioni ed i vizij tolti a prestito dalla vanità e dalla sciocchezza sono stonature di chi vuole colpire una nota troppo alta per le proprie corde. L’uditore strigne i denti, e straluna gli occhi compassionevolmente. Prime ad accorgersi di queste stonature sono le persone in cui un attrito sociale meno continuo ha lasciato ancora vive ed impressionabili quelle parti sporgenti della nostra natura morale, che possono dirsi, con certo ardimento di similitudine, i tentacoli del nostro intelletto. I famigli e i dipendenti d’ogni guisa sono primi ad accorgersi dell’insufficienza di quella collera artifiziale di cui vorrebbe mostrarsi investito Tiburzio, a cui natura ha concedu10 fibre rilassate e nervi infusi di scirocco. Quel burbero, anzichè terribile, si fa noioso e ridicolo, quando avrebbe forse potuto colla naturale mansuetudine a cui fu creato ottenere molto facilmente il suo intento. Odi la voce di un evirato, che ravvolto in clamide assira intuona: Tremate o imbelli genti! secondo gli prescrisse il poeta.
L’ipocrisia della virtù è anch’essa censurabile; ma sono pur da compiangere que’ tempi nei