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ai quali desiderano conformarsi i nostri giovani del bel mondo.

Vediamo taluno nel carnovale assumere la maschera del contrabbandiere e dell’assassino: ecco il fatto dei signorini di cui parliamo. Nel loro sogno di felicità ci deve entrare un delitto, se non condotto a compimento, immaginato per lo meno e tentato del più forte senno. Si ridono della dolcezza de’ loro maggiori, ch’ cra pure la condiscendenza della belva magnanima; e ritemprano la propria arroganza a rendere presumibile un vigore che non hanno. Oh! chi è avvezzo a guardare con occhio securo i nembi del cielo, s’impaurirà della vista delle brune macchie di carbone tracciate sopra una vecchia muraglia?

Così nelle lettere come nel resto della vita. Miseria le poesie de’ petrarchisti, e degli arcadi; nenie perpetue da addormentare i pastori all’ombra de’ loro faggi, e i cruscanti tra gli scaffali delle loro polverose biblioteche. Ma sapete poi darmi altro che odi convulse, e inni che sembrano concepiti in un qualche accesso febbrile? Anche qui bisogna affettare la ciera cachetica degl’ipocondriaci, le arricciate basette dei bravi, e il monotono salmeggiare dei frati. Questo è far si che il secolo vada inmanzi per la miglior via, questo si chiama progresso!

La deformità accattata e posticcia ha sempre