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le che da taluni mi si attribuiscono, o in quel grado che mi vengono attribuite. Anzi ti confesserò candidamente, che non credo sia affatto spoglia di merito la conoscenza che ho di me stesso, e il rifiutare che fo per ciò appunto gli encomij sopranuotati. Parmi anche che ogni uomo dovrebbe tenere questo costume medesimo, ma in quanto a se stesso; altrimenti ove estendesse questa maniera di giudicare le presunte azioni virtuose degli altri, correrebbe rischio d’investirsi dell’abitudine vergognosissima della diffidenza. Pur troppo molte virtù umane non altro sono fuor che apparenti; ma qual guadagno ne faremmo quanto all’amare e al soccorrere i nostri fratelli, dal crederli sempre, o pressochè sempre, adornati di pregi illusorij, che danno splendore senza veruna intrinseca preziosità? Riserbiamo l’acume del nostro intelletto a giudicar di noi stessi, e degli altri giudichiamo con ogni possibile discrezione.
Sarebbe anche bene che, fatto questo esame sopra noi stessi, mentre ci fossimo da una parte assuefatti a nou appropriarci quelle lodi che non ci competono, ci studiassimo dall’altra a tenerci entro quel termine di speranze e di desiderij che possono metterci con poca o nessuna nostra fatica in favore de’nostri fratelli. Contentiamoci di essere giudicati da pochi, e saremo facilmente creduti modesti; poniamo la nostra felicità in cose che siano il men possibile sog-