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Moderazione indicibile nei giudicij del signor Alberto, dal quale assai raramente si ascolta pronunziare sentenza a scapito di chicchesia. Non cerca mai il dabben uomo i fini reconditi, perchè di una azione contentasi di quel tanto che se ne vede sulla prima faccia. Quando altri gli narra di una qualche frode tentata sotto ingannatrici sembianze, rimane maravigliato come all’udire di cosa singolarissima: quando molti tenessero la medesima misura nel giudicare del prossimo, potrebbesi dire tornato il secol d’oro de’ poeti. E questa lode è anche essa della stessa guisa dell’altre che riceve il sig. Alberto, senza che la coscienza gli dica di potersela con giustizia appropriare? Appunto della stessa, stessissima guisa. La moderazione del sig. Alberto è poltroneria. Non attende egli a dicifrare certi enigmi che pur gli sono proposti dall’operare di certe persone; anzi di quelle persone null’altro conosce tranne i lineamenti del volto, il suono della voce, e la veste che indossano. Ma lo studio dell’uomo? Oh non è bisogno a farlo sopra ogni individuo! Ogni città, e per poco che non dico ogni cosa, ha i suoi tipi; studiati quelli a dovere con un poco di ripiegamento sopra sè stesso, si hanno regole generali di somma certezza e di larghissima applicazione.
Quanto paziente quel sig. Alberto! S’ingoia un discorso che sarebbe per tutt’altri noioso; non si toglie alla compagnia di persone di cui