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dice, a cagion d’esempio, modestia grande di quel signor Alberto, che cura poco o nulla gli elogij che in faccia o di fianco gli possono venir fatti! Modestia? E disprezzo profondo di coloro dai quali simili elogij mi sarebbero dati: ora qual merito ci ho a non curarli? Mettimi nella mente un poco di buona opinione de’ miei giudici, e vedrai se il mio amor proprio leverà subitamente la testa, e se anch’io, nè più ne meno d’ogni altro figlio d’Adamo, mi brigherò ad essere stimato e tenuto in pregio. Ne vuoi una prova? Vedi quest’uomo, tanto modesto nell’apparenza, con quanto spasimo d’inquietudine se ne vada studiando le opinioni di una qualche persona di cui gli sta a cuore il favorevol giudizio. Ad ogni menomo che, cui sia per metter mano, con quanta ansietà domanda a sè stesso qual concetto ne formerà quella qualche persona, e secondo la risposta che gliene dà la interiore sibilla della coscienza, abbraccia e rifiuta il disegno che avea formato. Narrarti senza farmi stucchevolmente prolisso l’analisi penosissima alla quale il signor modesto sottopone ogni parola che gli sia detta, ogni gesto, quasi direi, che gli venga fatto da quella qualche persona? Oh! I’ amor proprio di questo signore, di cui saresti tentato a predicar la modestia, è forse più incontentabile per una parte, e per l’altra più permaloso, che non sono per avventura molti altri in cui trova abbondante materia alle beffe la