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Nicodemo? Tira innanzi; ti sia in luogo di quelle comodità che il mondo ti nega, l’intimo piacere che provi nel secondare la tua vocazione. No, signori. Nicodemo avrebbe bisogno di una buona tavola, di un bel carrozzino, di una gita in campagna secondo stagione. Dall’arte sua, tutto che professata con alacrità e con ingegno, non gli viene nulla di ciò, e Nicodemo è infelice. O Nicodemo, ti conveniva mandar al diavolo la matita e la penna, o contentarti di una casetta in qualche viottolo segreto, su cui poter scrivere con pomposa modestia a sommo la porta: — parva sed apta mihi.
Da queste considerazioni sorge incontrastabile un nuovo argomento degli ostacoli che oppone l’uomo da sè medesimo al conseguimento della felicità cui agogna più avidamente. Dichiarasi, oltre a questo, dalle considerazioni suddette, la sproporzione indicibile che ci ha tra gli umani appetiti ei modi di soddisfargli, e l’intrinseca ragione della continua irrequietudine che travaglia miseramente la vita, anche di quelli fra gli uomini che sembrerebbero destinati ad averla più riposata. Quando non sia regolato nel suo cammino da quella prudente filosofia che modera i desiderij, e tiene sempre desta la ragione, si trova l’uomo sospinto da due potentissimi venti, in direzione diversa; uno gli spira da tergo, l’altro di traverso, e però la sua nave non fa che corto e faticoso cammino. Ciò quanto all’uo-