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E quindi mi fu chiaro — Il variar che fanno di lor dove.

Tiburzio, a modo d’esempio, ch’è il tipo degli ambiziosi, onde avviene che a certe ore del giorno tu il vegga cosi rannuvolato nella fisonomia, così fastidioso ed inquieto in ogni suo movimento? Tiburzio, inchinato da tutti, a cui nessuno oserebbe di contraddire, dicesse che il sole imbizzarrito si è mostro di mezza notte, Tiburzio, vedi, avrebbe bisogno di starsene ozioso e abbandonato a certe ore e non può. La continua felicità che gli viene dalle sberrettate profonde ricevute lungo la strada, dall’essere pronunziato il suo nome con un brivido misterioso, cozza colla felicità momentanea che gli sarebbe necessario di trovare sopra un seggiolone, affratellandosi nel dialogo e nelle scienze a quei famigli, di cui indi a pochi minuti suderebbe freddo vedendo una rivolta d’occhi meno rassegnata dell’ordinario. Ah! Tiburzio, perchè non essere sempre ambizioso ad un modo?

A Severo gli scrigni traboccano d’oro. Non ch’egli ne sia sazio; si augurerebbe la disfatta di Crasso, purchè, morto ch’egli fosse, se gli travasasse nella bocca spolpata alcun poco del prediletto metallo. Ma pure l’alacrità con cui corre sempre dietro a’ guadagni, e la pertinacia della fortuna nel traboccargli ad ogni ora nelle mani quanto farebbe contenta ogni altra cupidigia, dovrebbero tenergli piacevolmente eser-