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teriale figura, qualche cosa di elastico che riguadagna in un’ora quanto ha perduto in un giorno. Portati da questa inclinazione siamo più facili ad arreuderci alle lusinghe che quinci e quindi divergono le nostre idee da quel termine a cui sembravano indirizzate. È questo il canto delle favolose Sirene, al quale pochi sono gli Ulissi che sappiano tener chiuse le orecchie. Vi è mai toccato di aver in mano la penna, e sotto gli occhi la carta, e dopo una buona mezz’ora cercare invano una riga nera su quel tanto bianco che avete dinanzi? E non mica per aver condotto i nostri pensieri in traccia del meglio di quel soggetto che avevate nella mente, perchè mentre il soggetto domandava valli e lagune sognavate senza avvedervene montagne e torrenti. E son queste divergenze appunto delle quali la fantasia prende sempre il suo maggiore diletto; ciò che è remoto la vince sopra ciò che avete vicino. La fantasia esulta allora del proprio potere, si ride degli ostacoli che le sono frapposti dai sensi, o alletta quella malinconia che è molte volte preferibile alla stessa allegrezza.

Ad alcuni molte cose succedono in bene, non tanto perchè essi siensi condotti diritti e securi alla meta, ma perchè questa si mosse del proprio luogo per venir loro incontro. Ad ogni tiro di dadi sono certi di far punto, ogni polizza estratta per essi dell’urna è la favorita dalla fortuna. Sono alcuni che fatti timidi da una sciagurata