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giusto concetto del loro valore, ne induce l’abuso che ne abbiam fatto, ei grami risultamenti che in forza di questo abuso ce ne son derivati. Dicasi il somigliante de’ piaceri, e di ogn’altra cosa che abbia, o aver possa, relazione colla nostra felicità. Perchè non piuttosto guardarci dallo scambiare i mezzi per fini, gli effetti per cagioni, e da altri tali errori ne’ quali siamo soliti cadere, assai di sovente? Amiamo la scienza per essa, e non per quei beni che essendo in gran parte soggetti all’arbitrio della fortuna, possono no dallo studio essere procacciati. All’incontro non amiamo le ricchezze per ciò ch’esse sono, che nulla esse sono per sè, nè possono essere altro che nulla, ma come stromenti ad ottenere altri beni più reali e meglio rispondenti alla dignità della nostra natura. Il piacere, chi vuole considerarlo con animo tranquillo, è parola capace d’infiniti significati, ossia non è possibile ad alcuno il trovare fra tutti gli oggetti sensibili quello che possa compiutamente ed universalmente rappresentarlo. Pongasi dunque ogni nostro studio a conoscere qual sia l’oggetto, rispetto alla nostra individuale inclinazione, meritevole di essere da noi chiamato piacere; anzichè a quel primo oggetto, che per qualunque guisa solletica la nostra cupidigia, concedere troppo liberalmente, e senza veruno esame quel nome. Queste cautele, sommamente importanti alla buona regola della vita, ci torranno il bi-