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era il travaglio dell’inspirazione. Dico questo perché a molti sembra oltraggio alla dignità dei grandi uomini, e degli artisti in particolare, l’attribuir loro la necessità di vincere col sudore e col tempo alcune malagevolezze. Chi poteva ad una rivolta d’occhi creare ogni cosa, ha voluto impiegarvi sei giorni.

Non vorrei per altro che si ritorcesse questo discorso a ferire in parte ove non ho sicuramente mirato, e fosse creduto falso e contradditorio quanto e da altri e da me medesimo fu detto più volte, aversi cioè a tenere in gran conto quell’opere che uscirono, come a dire, di getto da una mente ispirata. Il proverbio cosa fatta di getto, per dir cosa eccellente, parla molto chiaro a favore della subitaneità di alcuni lavori. Prima di tutto quel proverbio vuol tanto significare cosa fatta di colpo, quanto cosa le di cui parti sieno intimamente connesse fra loro. E oltre a ciò è da distinguere molto diligentemente arte da arte, e non confondere, per esempio, come taluno, pittura e poesia. E a questa prima distinzione molte altre devono essere aggiunte, le quali sarebbe inopportuno annoverare presentemente, e basterà che sieno state per via generale accennate. Ma poichè il discorso ci ha condotti alla poesia e la subitaneità del lavoro fa subito pensare agl’improvvisatori, dirò solamente di volo e per digressione, che l’errore di chi li accusa consiste nel non voler intendere come possono avervi alcu-