Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/117


105

sembrò sulle prime che saresti stato scoglio inconcusso ad ogni gran batter di fiotti; spirò un poco di vento, si levò un poco di suboglio nell’acque, ed eccoti peggio che aliga a secondar ripiegandoti ogni più lieve percossa.

La potenza dell’uomo, che non fa mai di sè stesso la debita stima, è grandissima. Occhio al noto proverbio: la goccia perenne scavare la pietra. Ecco l’emblema della perseveranza. Gettate la sementa, quanto è da voi coltivate il terreno, e lasciate fare il tempo. Darà esso abilità al chiuso germe di svolgersi in fiore, e tutta metter fuori la sua bellezza. Pochi uomini ho veduto, tranne i pazzi, che con intensa volontà non giugnessero a nobile meta. Di que’ imbratta carte, a’ quali basta menare la penna da un capo all’altro del foglio per credersi un gran che a questo mondo, ha detto il principale de’ nostri scrittori di sermoni

          Breve fu la fatica, e breve dura;

dite il somigliante anche del resto che non fosse scrittura. Molte meteore di terrena grandezza abbiamo veduto passare sul nostro cielo, e taluna che sarebbesi facilmente scambiata pel sole; tanto era luminosa, tauto calore per essa si diffondeva su tutta la terra! È passata. L’edifizio costrutto di corto, di corto precipitò. È rimasta la maraviglia, e l’occhio ha dove spaziare per tante mostruose rovine: ma è un nulla della fabbrica in-