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to l’uomo. E per altra parte coloro che mai non torcono l’occhio da un fine, e a quello sospirano con tutti i pensieri quanto loro basta la vita, è raro che non ottengano fama di pazzi. Tanto le estremità in ogni cosa si toccano, tanto il vizio è prossimo alla virtù, e alla follia la saggezza!

Badando a quanto si è detto finora, mi parve di poter conchiudere, che molte volte quella che sembra negli uomini timidezza, ed ottiene anche il titolo onorevole di modestia, altro non sia che leggerezza e volubilità, che immagina ed ingrandisce gli ostacoli a colorire per qualche guisa la propria vergogna. Eh! perché sei tu rimasto a mezzo di quella pratica, che pur era si bene incamminata? - Ho stimato prudenza il ritrarmene, dacchè m’accorsi esser tempo e parole gettate. — Ed io ti dico che i tuoi pensieri si appresero ad altro oggetto, e ti credo volubile e non prudente, come pure vorresti rimanere stimato. Andiamo a quest’altro. Oh non vedete! I tempi e gli uomini non sono più quei medesimi, e conviene a me pure di cangiare con essi. — E a te pure rispondo: non gli uomini e i tempi, ma tu sei cangiato, e non sei più l’uomo di un tempo. Oltrechè, quando ti sei posto all’impresa non pensavi come gli uomini e le cose non possono andar sempre ad un modo, e ogni giorno, o a meglio dire ogni ora essere apportatrice d’innumerabili mutamenti? Ti