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VIII.

LA PERSEVERANZA.

Bel cielo, ma non è per noi! So di aver letto che Lutero facesse una simile esclamazione, traversando notte tempo la campagna in compagnia della troppo celebre Catterina. Vi sarà forse chi voglia trovare in queste parole un embrione di quella credenza alla fatalità, che sembra dominasse tutti i pensieri del riformatore; noi contentiamoci di derivarne argomento a discorso sopra certi irragionevoli scoraggiamenti che ritardano gli uomini nelle loro intraprese, e molte volte li rendono inetti a ciò stesso a cui crano dalla propria natura avviati.

Non sarebbe facil problema a risolvere se negli uomini in generale sia maggiore l’ardire o la timidezza, sebbene il buon Venosino che gettava l’armi a Filippi, e se la dava a gambe per quella che gli parea la più corta, cantasse;

          Nil mortalibus arduum est:
               Coelum ipsum petimus stultitia...

Che tradurrebbesi con qualche libertà, consigliata dal buon umore,

          L’ardir dell’uom non ha misura alcuna;
          Invita il Cancro a far colazione,
          E favella all’orecchio della Luna.