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petto a quello che dicono, specialmente in fatto di morale, di costumi, e di dottrine relative al la buona regola della vita. Vi ho, dico, un rispetto grandissimo, e ciò perchè le loro sentenze non sono originate dalla volontà di metter d’accordo certi pratici principij con certe teoriche, come pressochè in tutti i moralisti vediamo accadere; ma le derivano spontanee dal loro cuore commosso alla contemplazione del bello, ch’è l’interprete più sicuro del vero, o dall’esperienza presa degli uomini e delle cose, che li fa essere specchi più o meno esatti di quanto accade nel mondo. Posto dunque questo mio modo di considerare le sentenze de’ poeti, vediamo che pensieri mi fossero suggeriti dalla sentenza di Pindaro che a principio ho riferita.

Quando nominiamo speranza, s’intende da tutti una disposizione dell’animo nostro a creder possibile l’adempimento di un desiderio che ci tiene agitati. Sicchè speranza non può darsi senza desiderio. Sarebbe quindi da conchiudere che maggior copia di desiderij ci avessero nei vecchi che nei giovani. E siccome creder possibile l’adempimento di un desiderio egli è lo stesso che immaginare una o più vie per le quali esso adempimento può effettuarsi, è da conchiudere ancora che alla mente de’ vecchi un maggior numero di eventualità vengano suggerite che alla mente dei giovaui. Di questi due fatti il secondo potrà essere più facilmente credibile, e