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dere, appunto per ciò che meno posseggono. Mi spiace di dover fare, almeno nell’apparenza, Papologia degli avari; ma quello che sono gli uomini rispetto alle fortune acquistate, sarcbbero rispetto alle facoltà di cui gli dotava natura, caso che potessero aprirne negoziato. Quanto maggiore fosse la dose d’ingegno posseduta da un uomo, tanto più ne sarebbe avaro, perchè quel maggior ingegno da lui posseduto gli sarebbe via di conoscere quel molto maggiore di cui è mancante; per simil guisa la fame di un gran mangiatore gli fa apprezzare certi stimoli violenti, cui potendo soddisfare, ha certamente una sfera di piacevoli sensazioni più ampia che al comune degli uomini non è conceduto. Sono sempre le donne men belle che si abbigliano con più cura, o non accade forse il contrario? Notate ch’io parlo dell’intenzione, non dell’abilità onde questa intenzione è adempiuta. Anche per questo conto non sarebbe desiderabile la possibilità di tali cambi.

Avreste dovuto accorgervi, lettori miei cari, che in tutto questo discorso non altro più feci che gettar i semi di molte piacevoli controversie. Pensate se mi sarei proposto di voler piantare le basi di nessuna dottrina sopra un’ipotesi così stravagante, qual è quella che io presi a soggetto delle mie ciance di questo giorno!