Ma il Moro afflitto tra sè favella:
110Perchè sdegnata non sei men bella!
Oh se sapessi la doglia mia,
112E con qual core l’occhio ti spia!
Men forse irata mi guateresti.
114Che dico? in odio vie più m’avresti.
Ah! m’odia, e possa l’ingiusto sdegno
116L’ardir celarti del servo indegno.
Odiami! e spesso, sia pur per ira,
118Su me le ardenti pupille gira.
Pur che mi parli, sgrida, minaccia;
120Pur ch’io ritorni, da te mi scaccia.
Ah! del tuo fiero crudel signore
122Già non mi tiene schiavo il timore.
Per te dei climi donde fui tratto
124Non ho più brama, non vo’ riscatto.
Colà non spira tra gli arboscelli
126Il molle effluvio de’ tuoi capelli.
Della capanna sull’uscio assiso
128Vedrei le stelle, ma no il tuo viso.
Udrei il susurro delle foreste,
130Ma non già quello della tua veste.
Tronco scavato, di belve nido,
132Sarei tornando sul patrio lido.