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Non può il tenace pensier profondo
64Seguir la varia sorte dei fior.
III.
E lo abborre? Quell’alma innocente
Non abborre, non sdegna persona.
Esser nata per altri si sente,
Con nessuno però ne ragiona;
A sè stessa mistero ne fa,
70Fors’ancor ch’ella stessa nol sa.
Visto mai non le venne quell’uno,
Cui se i cieli le avesser concesso,
Il suo cuore di gaudii digiuno
Saria sorto a gioire con esso;
Ma quell’uno non mai si mostrò,
76O fu sogno che ratto passò.
E, destata, da canto si vide
Quell’eterno vegliante sospetto,
Che ogni germe di calma le uccide,
Che le conta i risalti del petto,
E nel cui malaccorto pensier
82Non è scelta l’amor ma dover;
Che a guardar d’ogni parte ha cent’occhi,
Per udir cento orecchi possiede,
Che ragion d’una molla che scocchi,