Pagina:Prose e poesie (Carrer) II.djvu/63


(61)


Tal parlava quell’altero
     Di gran flotte capitano,
     Che d’Annina ebbe la mano
     20Ma non seppe averne il cor.

E ai comandi avvezzo il Nero
     Incrociò le braccia al petto:
     Basta, disse, un vostro detto,
     24Schiavo io sono e voi signor.

II.

Soletta intanto nelle sue stanze
     Nel tedio Annina sepolta sta;
     Fugge i teatri, sdegna le danze,
     28Raro ai conviti veder si fa.

Ha spesso gli occhi sul pavimento,
     O li solleva verso un altar;
     E l’angiol sembra del pentimento,
     32Quantunque ignori che sia peccar.

E qual da valle cannosa e bassa
     Vapor s’addensa sopra vapor,
     A ciascun giorno che per lei passa
     36Quell’aspro tedio si fa maggior.

L’occulta pena che la divora
     Nascosa a tutti vorria tener;