Ma come innanzi a dolce albor si sperde
De’ sogni la coorte,
In breve la contenta anima perde 60Ogni memoria dell’antica sorte.
Non però ne’ viventi il desio tace.
Ma chi rimembra il volto
Gentile e mesto, in cui di sì fugace 64Giorno v’avea quasi un presagio accolto;
Chi rimembra l’ingegno e in un ragiona
Dell’interrotto canto.
Che nelle menti or più che mai risuona: 68Ma il cor, quel nobil core ha il maggior pianto!
E chi, fuor l’onde, non avria soccorso
Alla bell’opra ardita,
Per cui, de’ due visto il periglio, a corso 72Venirne, e dietro te margini e vita
Lasciar, fu un punto? Torbido e profondo
Invan è il gorgo; appena
Tratto a riva è il primier, corri al secondo: 76Finché l’uopo è d’altrui pronta è la lena.
Men pronta ahi! sol nell’uopo tuo venia:
Pur (esca la parola
Quale ai labbri commosso il cor la invia) 80Molte vite v’avean nella tua sola.