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Non molto va che tra sospir raccolto
     Quel tuo fral veggo, e sotto
     Sacrate zolle a riposar sepolto
     36Da inoltiplice turba esser condotto.

Quanti l’arringo a’ studii ardui devoto
     Correan teco, a drappello
     Plorando stan; nè già ploran l’ignoto,
     40Ma l’amico fidato, anzi il fratello.

Dietro la bara esprime l’immortale
     Luce che a te si dona
     Ordin lungo di faci, e non venale
     44Pianto la tuba marzïal intuona.

Vien meco, e nullo omai pensier ti tenga
     Al tetro limo avvolto.
     Di career buia uscisti, e quando ottenga
     48Anco la terra un tuo sospiro, è molto.

Che son le gare dell’ingegno, e il tardo
     Plauso che il bello ottiene?
     Un bello io t’apro a cui non giugne il guardo
     52Dell’uomo, e il possederlo è senza pene. —

Tal si parlava dal celeste messo
     Al forte giovanetto.
     Che dei vestigi! della vita impresso
     56Avea pur anco il cupido intelletto.