Ah! tra i balli, i conviti, le feste
Non discenda il tuo riso celeste,
Un afflitto serbato a bëar.
Non discenda la cara parola,
Che quest’alma languente consola, 24Fra l’ebbrezza del gaudio vulgar.
Chi si mostra ognor lieto e ridente,
La virtù d’un tuo riso non sente;
Che si vaglia non sa un tuo sospir.
Mio quel riso, onde l’anime béi;
Del tuo petto i sospiri son miei: 30Ciò ch’è mio non volermi rapir.
Su me regna! vassallo devoto
Me ricevi. L’amarti è mio voto,
La mia vita a te sacro e il mio cor.
Oblïando il leggiadro tuo velo,
Come a nobile spirto di cielo, 36T’offro i sensi d’un tenero amor.
È a me sacra quell’aura che spiri;
Quella parte di ciel che tu miri
È la parte più bella del ciel.
Amo i lochi ove attesa tu arrivi,
Amo il tempio ove a’ giorni festivi 42Entri avvolta d’un candido vel.