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IL DUBBIO.

Io ti guardo e tu m’ignori.
     Fra la plebe io vo perduto,
     O m’arridi quel saluto
     Che per uso altrui si dà.

Su’ tuoi veli, su’ tuoi fiori
     L’occhio errante si riposa
     Quando più scontrar non osa
     Del tuo volto la beltà.

Ma, non prima all’alma oppressa
     Ritornò la persa lena.
     Volo incontro a nova pena
     E rifiggo gli occhi in te.

E ti trovo ognor la stessa,
     Sempre dolce e sorridente.
     Che favilla in cor non senle
     Dell’incendio ch’arde in me.