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XXXII.
IN MORTE DI GIULIETTA DANDOLO.
Non era il tuo sparir come di stella
Che di notturno ciel fende il sereno,
Benchè avesse il bel volto e l’alma bella
4Del celeste assai più che del terreno
Ma lentamente la vital fiammella
Venne mancando all’agitato seno;
Si spense de’ ridenti occhi il baleno,
8Ammutolì la candida favella.
Nè quindi i cari tuoi lasciar potesti
Meno afflitti partendo: i veri danni
11Antiveduti non son men funesti.
Ben col durar de’ lenti estremi affanni
Spazio a mostrar le virtù tutte avesti
14Ch’eran debito fregio a più lunghi anni.