Pagina:Prose e poesie (Carrer) II.djvu/124


(122)

XXXII.

IN MORTE DI GIULIETTA DANDOLO.


Non era il tuo sparir come di stella
     Che di notturno ciel fende il sereno,
     Benchè avesse il bel volto e l’alma bella
     4Del celeste assai più che del terreno

Ma lentamente la vital fiammella
     Venne mancando all’agitato seno;
     Si spense de’ ridenti occhi il baleno,
     8Ammutolì la candida favella.

Nè quindi i cari tuoi lasciar potesti
     Meno afflitti partendo: i veri danni
     11Antiveduti non son men funesti.

Ben col durar de’ lenti estremi affanni
     Spazio a mostrar le virtù tutte avesti
     14Ch’eran debito fregio a più lunghi anni.