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XXIX.

ALLA STESSA.


Quando aita al tuo duol speri o conforto,
     Misera! più l’inaspri e lo ravvivi;
     Invan fra l’ombre del domestic’orto
     L’importuno al tuo cor strepito schivi.

Dal più bel fior che al novo maggio è sorto
     Fiera cagion di lagrime derivi,
     Dicendo: oh invan sì bello, è il tuo di corto;
     Tu pur, unico mio, così fiorivi!

Nè sol quel fior, ma lunga esca a’ tuoi pianti
     Stella darà che l’aer fenda, o rio
     Che scorra mormorando a te davanti.

Senza speme è il tuo danno; e se d’oblio
     Lusingano il tuo duol, mentono i canti.
     Oh! piangi, piangi: teco piango anch’io.