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XXV.


O vegghi o dorma a me sempre dinnanzi
     Vieni, conforto dell’afflitto core;
     Che dico: vieni? In me pur sempre stanzi,
     4Parte della mia vita e la migliore.

E già sorgi leggiadra, e già t’avanzi,
     E teco vien co’ suoi palpiti amore
     La chioma ecco e la fronte, i vivi occhi, anzi
     8Le vive stelle, e il bel bruno colore.

Ecco il collo, ecco il petto, e quella mano
     Morbida e breve, che accennando parmi
     11Dir voglia: fedel mio, che indugio è questo?

Ond’io dai duri miei lacci lontano
     Credo volarne, e a te presso posarmi,
     14In te vivo soltanto e morto al resto.