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XXII.
Fresche rugiade, astri lucenti, e lieti
Zefiri e sogni abbia la notte in douo,
In cui de’ primi tuoi vagiti il suono
4Allegrò le domestiche pareti.
Chi letto avesse allora entro a’ secreti
Dell’avvenir, che aperti oggi ci sono,
Dir potea: Cortesia, come in suo trono,
8Avrà in lei seggio; e quanto de’ poeti,
Per far a belle amate donne onore,
Finse cantando il mobile pensiero
11Spirerà da quel volto e da quel core.
E soggiugner potea forse, o che spero:
Nacque, sei lune or son, chi a lei d’amore
14Vivrà congiunto e potrà girne altero.