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XXI.


Quanto più fiera e minacciosa sorge
     Fortuna, e s’attraversa in sul cammino,
     Che, qual co’ pensier sempre, a te vicino
     4Talor pur con la salma egra mi scorge;

Tanto più forte e vïolento insorge
     L’affetto a guerreggiar gli anni e il destino,
     E al foco ove pensieri e detti affino
     8Il conteso tuo volto esca mi porge.

Così, diletta mia, lunge e da presso
     Uno è lo spirto che mie membra informa,
     11Il desio di che vivo uno e lo stesso.

Te, sempre te, non altro, o vegghi o dorma;
     Quel crin, quegli occhi, e, ad altra non concesso,
     14L’alto cor pari alla celeste forma.