Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
(109) |
XIX.
<poem>
Teco potuto avrei queste noiose
Ore sedur, che lente a morte vanno
Ahi chi gli occhi e il gentil riso m’ascose
4Finchè fosse il vederli estremo affanno?
Indarno voluttà delle sue rose
M’offre ghirlanda a ristorar tal danno,
E gloria pel sentier delle famose
8Opre m’instiga a far al tempo inganno.
Ogni piacer come da fonte viva
Da te mi sgorga, e quanta il cor m’accende
11Bella fiamma d’onor da te deriva.
Ma il passato non torna! E ben l’intende
L’alma, che, stanca e di speranze priva,
14Segue una vita che non ha vicende.
</poem