Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
(109) |
XVII.
Immagini di ben che non han posa
Perseguendo più sempre il dì mi fugge,
E nella fuga rapida affannosa
4La mia poca virtù perdesi e strugge.
Dal fior molle del cedro e della rosa
Amari toschi il labbro avido sugge,
Gemo tra i balli, e la nota amorosa
8Triste sull’alma mia mormora e rugge.
E chi me non condanna? Egual destino
Tra l’ire oneste e il pianto a scontar nato,
11Qualche spirto leggiadro e pellegrino.
Solo conforto al duro esilio ingrato
Mutar passi e parole a tal vicino,
14Novellando ciascun del proprio stato.