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XVII.


Immagini di ben che non han posa
     Perseguendo più sempre il dì mi fugge,
     E nella fuga rapida affannosa
     4La mia poca virtù perdesi e strugge.

Dal fior molle del cedro e della rosa
     Amari toschi il labbro avido sugge,
     Gemo tra i balli, e la nota amorosa
     8Triste sull’alma mia mormora e rugge.

E chi me non condanna? Egual destino
     Tra l’ire oneste e il pianto a scontar nato,
     11Qualche spirto leggiadro e pellegrino.

Solo conforto al duro esilio ingrato
     Mutar passi e parole a tal vicino,
     14Novellando ciascun del proprio stato.