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XVI.
L’immensità de’ cieli e tuttaquanta
La terra del tuo lume orni e conforti,
O sole! E quando altrove il dì riporti,
4E il nostro äer di fredde ombre s’ammanta,
Più mite astro spuntar tra pianta e pianta
Veggo e l’erme abbellir case de’ morti,
Ridono a quel chiaror l’isole e i porti
8E il nocchier siede sulla poppa e canta.
Tempo già fu che il tuo raggio a bearmi
Usciva, o sole; e seco erano i gai
11Pensier di giovinezza e il foco e i carmi.
Or, poi ch’altro mi fero il tempo e i guai,
In te, pallida luna, amo specchiarmi.
14Tali ha il cor sue vicende. Ah posi omai!